MEDICINA - ERBORISTERIA - ELLEBORI (Helleborus niger L., Helleborus phoetidus, Helleborus viridis L.)

Piante della famiglia delle Ranuncolaceae, distribuite in Europa. In Italia si trovano dalla zona submontana alla zona montana e subalpina.
L'elleboro nero, detto anche «rosa di Natale», si sviluppa di preferenza su terreni calcarei. Le due altre specie non hanno invece preferenze riguardo al tipo di terreno.
L'elleboro fetido, a differenza delle altre due specie che amano terreni umidi, cresce bene anche su terreni sassosi secchi, ai margini dei boschi o lungo le siepi.

GENERALITÀ
Sono tutte piante perenni con rizoma strisciante in grado di emettere nuove gemme.
L'elleboro nero ha foglie lungamente picciolate, composte, costituite da 5-9 foglioline, normalmente a margine liscio o appena inciso qua e là, di consistenza coriacea.
Ha una fioritura invernale (da dicembre a gennaio), e gli scapi fiorali portano singolarmente 1-2 fiori, con perianzio formato da cinque elementi bianchi sfumati di rosso, soprattutto verso la maturità.
L'elleboro verde ha foglie meno carnose e sempre composte, che presentano margini finemente dentellati. I fiori sono frequentemente singoli o doppi, composti da elementi di colore verde-pallido con ghiandole nettarifere alla base e stami e antere gialle.
Delle tre specie qui ricordate, l'elleboro fetido è la pianta più sviluppata. Emette un fusto alto anche 60-70 cm, che porta alla sommità una infiorescenza multipla a grappolo. I singoli fiori hanno il perianzio verde e gli elementi sfumati alle estremità di rosso.
Le foglie di questa specie sono sempre composte da diverse foglioline, di forma stretta e allungata. Il margine è appena inciso.
I frutti sono dei follicoli di colore verde o brunastri a maturità, allungati e appena incurvati alle estremità: contengono numerosi semi di colore bruno o nero.
Per scopi terapeutici si utilizzano le intere piante, ma soprattutto i rizomi.

IMPIEGO TERAPEUTICO
Nell'antichità gli ellebori furono utilizzati largamente per il trattamento dei disordini mentali e delle malattie nervose, nella epilessia e nelle paralisi. Oggi invece si riconoscono agli ellebori proprietà purgative e vermifughe.
Il loro impiego però è limitato e va comunque fatto sotto controllo medico, trattandosi di piante particolarmente velenose. Gli ellebori infatti contengono dei glicosidi (elleborina e elleboreina) che sono velenosi e irritantissimi della parete gastrica e intestinale.
Questi principi attivi sono stati utilizzati per la preparazione di medicamenti utili al cuore e all'emuntorio renale. Il loro impiego attualmente è limitato.

PREPARAZIONI
Data l'elevata tossicità degli ellebori, non si riportano qui né le preparazioni né le dosi d'uso. Questa pianta, se necessaria, deve essere prescritta dal medico.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE
La radice degli ellebori viene raccolta al termine del periodo vegetativo, scavando le piante con zappa o vanga. Si recide la parte aerea e si ripulisce dal terriccio lavando le radici. Queste vengono poste a essiccare fino a completo essiccamento. Si conservano in sacchetti di carta o di tela.
Le foglie vengono raccolte al momento della fioritura che varia a seconda delle specie: per l'elleboro nero si verifica in dicembre-gennaio, mentre è primaverile, da marzo a maggio, per l'elleboro verde e per l'elleboro fetido. La fioritura dell'ultima specie si protrae anche ai mesi di maggio-giugno.
Le foglie, recise con un coltello, vengono poste a essiccare all'ombra, in sottile strato, disponendole su graticciati. Vengono poi conservate in sacchetti di tela o di carta.
Le foglie degli ellebori vanno rinnovate tutti gli anni, mentre le radici mantengono le loro proprietà per almeno 2-3 anni.
La coltivazione di questa specie è difficile se si parte da semi, mentre è assai più facile per trapianto di rizomi.
Questi rizomi vanno raccolti (possibilmente con un parte di terra) da piante selvatiche, durante la stasi vegetativa. Vanno posti a dimora nel più breve tempo possibile, irrigando frequentemente.
Per l'elleboro nero è preferibile la coltivazione in terreni calcarei: le altre due specie non sono particolarmente esigenti per il tipo di terreno, ma mentre l'elleboro verde desidera luoghi umidi, il fetido va coltivato in terreni asciutti e ben drenati.
L'elleboro nero (o rosa di Natale) è una pianta spesso coltivata per scopi ornamentali.
 

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